La natura dell’uomo è nel movimento: il riposo completo è la morte” (B. Pascal). Che il movimento avesse un ruolo chiave nell’essenza stessa dell’essere umano era già chiaro nel XVII secolo: è attraverso di esso che è possibile produrre energia, ma anche trovare quell’armonia psicofisica che permette di esprimere al massimo le proprie potenzialità. Nelle sue varie forme, il movimento crea le condizioni per uno stile di vita sano e attivo, che si contrappone alla progressiva sedentarietà che abbraccia una porzione sempre più vasta della nostra quotidianità. Siamo seduti quando lavoriamo o studiamo, siamo seduti quando mangiamo, siamo seduti quando ci spostiamo da un posto all’altro e spesso siamo seduti anche quando facciamo attività fisica.

Una risposta a questa tendenza arriva da un progetto nato a Roma e che ha fatto del ritorno al movimento il proprio fulcro, unendo attorno a questo obiettivo diversi stili, approcci e competenze: Motus (“movimento” in latino) è una pratica che tende alla padronanza del proprio corpo come espressione di libertà e benessere psicofisico.

Composto da figure dal background estremamente diversificato, il Team Motus unisce in sé approcci multidisciplinari volti ad un unico obiettivo, ovvero un’esplorazione consapevole della dimensione umana e delle sue potenzialità attraverso il movimento. Una sorta di piccola rivoluzione nello stile di vita delle persone, alle quali non è richiesta una preparazione professionistica, trattandosi di un approccio graduale e progressivo, ma la semplice curiosità di volere vivere la vita in modo attivo e dinamico, partecipando ad essa e non subendola.

Forza, flessibilità, mobilità articolare, coordinazione, destrezza, concentrazione e coraggio: questi sono solo alcuni degli aspetti su cui si concentra l’approccio di Motus, che è stato tra i principali protagonisti del recente Sidea Open Weekend

I tre trainer del Team Motus, Katharina LoestzschEmanuele Pagliuca e Riccardo Collins, hanno infatti tenuto dei workshop intitolati “Motus Handstand and Transitions: an Upside Down Point of View” sull’impostazione della verticale libera sulle mani e più in generale sui movimenti dinamici a terra per ottenere immediati miglioramenti nella stabilità e nel senso dell’equilibrio. “Un punto di vista ribaltato” che non riguarda quindi solamente il ritrovarsi fisicamente a testa in giù, ma che riassume metaforicamente anche il tentativo di questo gruppo di invertire l’approccio alla quotidianità. Per ricordarsi che “la natura dell’uomo è nel movimento”.

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