Occhialini, costume, cuffia e litri e litri d’acqua da percorrere avanti e indietro il più velocemente possibile. Il “kit” del nuotatore sembrerebbe potersi limitare a questi semplici elementi, eppure soprattutto negli ultimi anni l’attività di nuoto agonistica si sta sempre più vincolando ad una parte consistente di preparazione fuori dall’acqua, dove è possibile aumentare notevolmente i carichi di lavoro e di conseguenza massimizzare la performance atletica. “Soprattutto per noi velocisti, l’allenamento ‘a secco’, ovvero fuori dall’acqua, è fondamentale – ci racconta il nazionale azzurro Fabio Scozzoli, tra i migliori interpreti a livello europeo e mondiale dei 50 e 100m stile ranaLa pesistica e il funzionale hanno permesso al nuoto di fare enormi passi avanti negli ultimi anni, e i risultati di questo cambiamento nella preparazione atletica si vedono”.

Sempre più ‘a secco’: la nuova preparazione atletica nel nuoto

Velocità, resistenza, forza, esplosività: il nuoto, a seconda dei vari stili e distanze che si affrontano, riesce a coinvolgere qualità fisiche di ogni tipo, richiedendo quindi una grandissima attenzione a livello di preparazione atletica per esprimere al massimo il proprio potenziale ma anche solo per evitare infortuni. La palestra della Piscina Comunale di Imola, dove Scozzoli si allena ogni giorno, si è popolata di attrezzature come bilancieri, kettlebell, panche e strutture per le trazioni, che fino a poco tempo fa sembravano non c’entrare molto con gli sport acquatici, ma che al giorno d’oggi risultano indispensabili per la preparazione di campioni del livello di Fabio ma anche dei tanti giovani talenti che si approcciano in modo agonistico al nuoto.

Io personalmente ho iniziato a inserire la pesistica ‘vera’ e il funzionale nei miei allenamenti solo a partire da 4-5 anni fa – continua Scozzoli –. Prima facevo comunque molta palestra, ma per lo più esercizi a corpo libero o con gli elastici, lavorando veramente poco coi pesi. Adesso mediamente faccio tre sessioni molto intense in palestra a settimana, sempre seguite da un lavoro di trasformazione della forza in acqua ad esempio attraverso il nuoto frenato, con l’utilizzo di paracadute o elastici, oppure lavorando su velocità ed esplosività”.

Un programma, questo, che però può subire variazioni sia per quanto riguarda la specialità o la distanza di riferimento del nuotatore: “Sicuramente un atleta che affronta distanze superiori, come potrebbe essere Gregorio Paltrinieri che nuota i 1.500m, si preparerà in modo diverso da me, riducendo consistentemente i carichi o anche il numero delle sessioni in palestra e passando molto più tempo in acqua, ma in generale nel nuoto l’obiettivo degli allenamenti ‘a secco’ è quasi sempre quello di preparare l’atleta a livello generico, sviluppando forza e potenza in modo equilibrato. Poi possono anche esserci differenze specifiche legate allo stile: chi nuota stile dorso porrà magari maggiori attenzioni alla catena muscolare posteriore, mentre chi fa rana o delfino si concentrerà di più su quella anteriore. Detto questo però se non si sviluppano correttamente entrambe si potrebbe andare incontro ad infortuni: lavorando con carichi importanti bisogna stare veramente molto attenti e cercare di fare le cose nel migliore modo possibile durante la preparazione atletica”.

Gli allenamenti e i prossimi obiettivi di Scozzoli

La composizione dell’allenamento in palestra e dei carichi di lavoro può però variare anche a seconda del periodo di avvicinamento ad una competizione ufficiale: “Normalmente lavoro sulla forza attraverso esercizi sulla panca, spinte coi manubri, trazioni zavorrate, stacchi o squat, mentre invece per quanto riguarda potenza ed esplosività a livello funzionale lavoro molto con palle mediche, kettlebell ed altri attrezzi di questo tipo. In un periodo lontano dalle gare i carichi sono molto alti, con set ampi eseguiti senza riposo, tipo panca-trazioni-stacchi. Più ci avviciniamo ad una gara più riduco il volume, lavorando sul mantenimento della forza e sulla trasformazione in potenza”.

L’obiettivo a lungo termine rimane però uno solo per Scozzoli che, dopo una promettente finale a Londra 2012 (terminata al 4° posto) e la delusione della mancata qualificazione a Rio 2016, punta a farsi trovare pronto per i prossimi Giochi Olimpici: “Tokyo 2020 è sicuramente il mio principale obiettivo e sto lavorando perché mi piacerebbe tornare a giocarmi una finale alle Olimpiadi: purtroppo la mia specialità, i 50m rana, non è distanza olimpica, ma sto lavorando per migliorare e dare il massimo anche nei 100m”.

Fabio Scozzoli: la carriera

Nato a Lugo il 3 agosto 1988, Fabio Scozzoli si è avvicinato al nuoto soprattutto grazie alla sorella maggiore, che già lo praticava prima di lui: dopo un primo tentativo di portarlo in piscina andato a vuoto a 6 anni, a partire dall’anno successivo Fabio ha trovato la propria dimensione in acqua e in particolare nello stile rana. Nel 2010 il primo titolo internazionale, con la vittoria agli Europei seguita l’anno successivo dal secondo posto ai Mondiali. Nel 2012 arriva in finale nei 100m rana alle Olimpiadi di Londra e lo stesso anno vince l’oro ai Campionati del Mondo, stabilendo poi nel 2013 anche il suo primo record europeo. In seguito, affronta un pesante infortunio al ginocchio (rottura del crociato anteriore e dei menischi) dal quale riuscirà a riprendersi completamente solo nel 2016 (ottenendo un bronzo ai Mondiali in vasca corta in Canada). Da quel momento, Scozzoli è tornato a ottenere buoni risultati ad alti livelli: un’altra vittoria agli Europei nel 2017 e un secondo posto agli Europei in vasca corta nel 2018, mettendo però nel mirino i Mondiali del 2019 in Corea del Sud e, soprattutto, le Olimpiadi di Tokyo 2020.

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